Alcune regole della sottotitolazione

Il lavoro della sottotitolazione implica il saper condensare e suddividere il testo orale in modo che il testo scritto risulti chiaro, conciso e di comprensione immediata. Per avere questo risultato, si devono seguire delle regole comuni e universali, anche se poi ci si deve adeguare alle specifiche di ogni azienda/cliente che impongono certi parametri tecnici.

Qui voglio illustrare alcune delle regole universali per capire meglio come funziona il mestiere del sottotitolatore. Ho preso degli esempi di sottotitoli da una clip con una scena del film “Now is good”.

Innanzitutto, è importante notare che tutti i sottotitoli sono fedeli ai dialoghi originali, quindi lo spettatore riceve le informazioni corrette. Tuttavia, la lettura gli risulta faticosa perché i sottotitoli sono segmentati male. Per segmentazione si intende una suddivisione appropriata del testo scritto in due righe, all’interno di un sottotitolo. Vediamo degli esempi concreti.

Dico solo che non devi
restare a casa per me.

Personalmente non dividerei il verbo all’infinito da verbi come “dovere”, “potere”, eccetera. Sarebbe meglio tenerli uniti e mettere i complementi nella seconda riga:

Dico solo che non devi restare
a casa per me.

Secondo esempio:

Ho preso solo
dei funghi, sono naturali.

Siccome non ci sono problemi di spazio (normalmente in una riga ci possono essere all’incirca 37 caratteri, spazi inclusi, a seconda delle specifiche del cliente), io unirei l’oggetto con la prima parte della frase:

Ho preso solo dei funghi,
sono naturali.

Posso motivare questa mia scelta anche perché la frase “sono naturali” è indipendente dal resto, aggiunge solo qualche informazione in più. Proprio per questo, è molto meglio mettere ogni frase completa in una sola riga.

Terzo esempio:

Un’amica ha
comprato la ketamina,

Qui vige la regola secondo la quale non bisogna mai dividere il verbo ausiliare dal verbo che ne segue. Pertanto il modo in cui si presenta questo sottotitolo è assolutamente sbagliato e quasi quasi confonde lo spettatore perché interrompe il normale flusso di lettura. Quindi si deve piuttosto dividere l’oggetto dal verbo, se non ci sta anch’esso nella prima riga:

Un’amica ha comprato
la ketamina,

Ancora un esempio:

ma lo spacciatore sembrava un po’
sporco, così abbiamo preso i funghi,

Qui l’aggettivo “sporco” non può non stare nella prima riga poiché quest’ultima non avrebbe un senso completo. Dunque, se aggiungessimo “sporco” nella prima riga, arriveremmo a 41 caratteri, spazi inclusi:

ma lo spacciatore sembrava un po’ sporco,
così abbiamo preso i funghi,

Per alcune aziende il limite di caratteri per riga è 36, per altre 37, per altre ancora 42. Nei primi due casi, piuttosto che spezzare l’aggettivo dal resto della frase, è meglio condensare togliendo “un po’”:

ma lo spacciatore sembrava sporco,
così abbiamo preso i funghi,

La condensazione è una tecnica che serve proprio a evitare di creare degli squilibri nella segmentazione dei sottotitoli e, di conseguenza, nella loro lettura agevolata. A volte implica la rimozione di alcune parole non essenziali per trasmettere il messaggio originale, altre volte alcune parole vengono sostituite con altre più brevi (“ma” invece di “però”, “quindi” invece di “pertanto”) per motivi di spazio.

Un ultimo esempio:

Non so quanto
ci mettano a fare effetto.

Anche qui la frase è segmentata male. Stona vedere la parola “quanto” divisa dal resto della frase. Ci sono due alternative:

Non so
quanto ci mettano a fare effetto.

Oppure:

Non so quanto ci mettano
a fare effetto.

In conclusione, guardando dei sottotitoli un professionista nota subito questi errori di segmentazione. Anzi, quando è lui a dover creare dei sottotitoli da zero, ha sempre in mente questo tipo di regole, a prescindere dalla lingua in cui scrive e dal cliente per il quale lavora. La segmentazione è un fattore chiave per ottenere dei sottotitoli fatti bene e per non affaticare la lettura da parte dello spettatore.

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